domenica 22 giugno 2014

. . . "un governo autoritario non lo vogliamo!"

Prendo in prestito questo parziale articolo di Eugenio Scalfari che mi sembra illuminante e che condivido.

"Breve premessa. Le leggi di riforma costituzionale dovrebbero essere presentate dal Parlamento e non dal governo perché la competenza in questa caso spetta al potere legislativo e non all’esecutivo il quale, appunto, esegue e non può cambiare le regole. Questa osservazione è attendibile ma non unanime. È invece unanime che su una legge di riforma costituzionale non possa essere chiesta la fiducia del governo. Questo no, è implicitamente esplicito nell’ordinamento costituzionale. Fine della premessa.


Il Senato, secondo gli accordi ormai definitivi tra Renzi, Berlusconi, Alfano e Lega, si dovrebbe comporre di 74 membri eletti dai Consigli regionali, 21 assegnati ai Comuni ma sempre eletti dai Consigli regionali e 5 nominati dal presidente della Repubblica (norma già esistente).

Il Senato dunque rappresenta gli Enti locali negli eventuali conflitti con lo Stato; vigila sui poteri dei suddetti enti e sulla loro efficienza; partecipa — come già avviene — al plenum del Parlamento per le nomine che gli spettano; alla ratifica dei trattati internazionali e alle riforme costituzionali.

Se un terzo del Senato, composto da cento membri, chiede di discutere una legge ordinaria entro dieci giorni dalla sua approvazione alla Camera, la partecipazione è accordata purché entro trenta giorni si arrivi all’approvazione definitiva, altrimenti resterà invariato il testo approvato dalla Camera.

Quest’ultima disposizione è un gioco del pifferaio perché non ha alcun valore pratico. Quanto al resto il Senato della Repubblica cessa di esistere e si instaura un regime monocamerale.

Niente di grave, il monocamerale esiste in molti paesi europei a cominciare da Francia, Gran Bretagna, Germania, dove il cancellierato o la premiership non aboliscono la democrazia. Ma il cancellierato (e il monocamerale altro non è perché i deputati della maggioranza seguono sempre il pifferaio di turno) comporta una riscrittura della Costituzione.

Tanto più quando, con altro provvedimento, il governo legifera sulla messa a riposo anticipata dei magistrati e di conseguenza all’elezione di un altro Csm.

Tutto fa prevedere insomma che i poteri dell’esecutivo aumenteranno; la magistratura e il suo organo di autogoverno ringiovaniranno e l’esperienza dei vecchi sarà anche qui messa in soffitta o in cantina.

Caro Matteo, tu sei bravo e seducente. A volte ottieni risultati utili al Paese, a volte fai errori o persegui il rafforzamento del tuo potere.

Riconosco la bravura, il potere di seduzione, le buone intenzioni. Ma un governo autoritario francamente non lo voglio. Non lo vogliamo.

Quanto al fatto che un Senato vero farebbe perdere tempo prezioso, si tratta d’una totale bugia. Dai dati ufficiali dell’Ufficio del Senato risulta che l’approvazione d’una legge ordinaria avviene mediatamente in 53 giorni (meno di due mesi), la decretazione di urgenza è convertita in legge in 46 giorni e le leggi finanziarie in 88 giorni (meno di tre mesi). Non sono colpe del bicameralismo ma della burocrazia ministeriale i ritardi ed è lì che bisognerebbe colpire. Finora non si è fatto. Il bicameralismo funziona a dovere e i ritardi non provengono affatto da lì."

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