giovedì 29 maggio 2014

. . . quando sindacato ed industriali parlano lingue diverse.

Il presidente Giorgio Squinzi nel discorso di apertura dell'assemblea di Confindustria ha ripetuto le solite litanie rivolgendosi al premier Renzi sollecitando azioni di governo rapide ed efficaci.

Molte delle richieste sono sacrosante come lo snellimento della burocrazia e la riduzione del fisco che strangola le imprese ma nei confronti del sindacato la  posizione è sempre la stessa ovvero mano libera nel mercato del lavoro per gli industriali per un rapporto contrattuale più libero e snello.

La risposta del sindacato CGIL non si è fatta attendere definedo quella di Confindustria una richiesta che porta al "festival della precarietà".

Eccoci al solito muro contro muro tra due entità che non sanno parlarsi arroccandosi ognuno sulle proprie posizioni.

Non credo ci potrà mai essere un serio e costruttivo rapporto tra Confindustria e Sindacato perché troppo forte è la reciproca disistima e sfiducia, a mio modo di vedere, giustificata per entrambi.

Confindustria non si fida del Sindacato perché c'è un pregresso dove il sindacato ha mirato ad un totale controllo politico delle imprese. Il Sindacato non si fida perché ha assistito a mille e mille abusi fatti dagli industriali sulle più deboli maestranze ogni qual volta questo è stato possibile.

La mia personale e lunga esperienza nell'industria, se da un lato mi ha portato ad una totale disistima nei confronti del Sindacato, d'altra parte ho avuto conferma che l'industriale di turno, quando può, abusa regolarmente della maggiore debolezza delle maestranze.

Anni ed anni di rapporti malati tra sindacati e industriali hanno portato a questo paradosso ovvero le parti, che hanno un reciproco e vitale bisogno l'uno dell'altro, non si fidano tra loro.

Una situazione come quella vigente in Germania dove il sindacato (serio e responsabile, dedito agli interessi dei lavoratori e del Paese) siede nel consiglio di amministrazione dell'impresa in Italia non potrà mai aver luogo.




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