. . . kg o “zocca”?
Sono perfettamente
consapevole d'avventurarmi in un terreno minato ma l'esperienza
vissuta non posso tenerla solo per me.
Premessa:
nei ristoranti ascolani e dei dintorni si possono degustare solo
pessime olive fritte all'ascolana. Questo posso assolutamente
confermarlo dopo aver avuto occasione di degustare le olive, home
made, della signora Maria Teresa.
La signora Maria
Teresa ci accoglie con raffinata gentilezza e con un grande vassoio
di olive fumanti, appena fritte.
L'ampio vassoio
emana un invitante profumo, a una prima osservazione m'incuriosisce
non poco perché le olive sopra raccolte si presentano in modo
diverso da quanto siamo abituati a vedere di solito.
Queste si presentano
piccole, di colore appena dorato, con poco pane grattugiato sopra
tanto da far trasparire la sottostante drupa dell'oliva verdastra.
Il miracolo avviene
al momento di assaggiarle: il profumo emanato è delicato ma intenso,
al palato si presentano con sapore caratteristico e retrogusto
amarognolo della polpa dell'oliva originaria. Insomma, una vera
squisitezza mai assaggiata prima!
Il successo è tale
che non si parla d'altro, e la domanda ricorrente di noi ospiti è:
quale il segreto per un cibo degno degli Dei e non per dei comuni mortali come noi?
Altra sorpresa: la
signora Maria Teresa, con grande cortesia e dovizia di dettagli ci
descrive i suoi “segreti”, tutti accompagnati da un'accurata
spiegazione degli aspetti culinari e scientifici delle sue scelte.
Mi ha veramente
sorpreso le conoscenze tecniche e chimico-fisiche dell'anziana
signora e ho capito che quel risultato che avevo appena assaggiato
non era casuale ma fonte di una accurata e lunga esperienza culinaria
e di ricerca.
La signora ci spiega
che le olive verdi li prende solo da Franco, suo fornitore di
fiducia, perché può farle avere vere olive tenere ascolane e non
surrogati provenienti da non so dove. C'inforna che la carne presa da
Tonino deve essere cucinata a tocchetti e non macinata, maiale, manzo
e tacchino perché cuociono negli stessi tempi, se si usa il pollo invece del tacchino questo va aggiunto in ritardo per evitare lo stracotto e un sapore non idoneo.
La signora ci
informa che usa macinare lo “spezzatino”, una volta cotto, con
una macchinetta manuale senza usare un energico tritacarne perché
quest'ultimo ne varia il sapore dei componenti.
Che la signora abbia
realizzato tutto ciò con la sola esperienza è straordinario perché
in effetti se si macina troppo energicamente le carni se ne apre
completamente le cellule e il sapore cambia sostanzialmente!
C'informa che le
olive snocciolate vanno riempite con tanto ripieno quanto è lo
spazio lasciato dal nocciolo o poco di più ma non vanno preparate
delle vere e proprie "polpette" perché così si disperde completamente
il sapore amarognolo caratteristico dell'oliva.
Una passata sulla
farina, poi sull'uovo sbattuto, in fine sul pane grattato. Maria
Teresa c'informa che lei usa scuotere con energia, su un opportuno
setaccio, le olive così preparate al fine di rimuove tutto il pane
grattugiato in eccesso: ci spiega che il pane si imbibisce di olio di
cottura e questo non è bene per un buon risultato finale!
Ultimo atto: la
frittura.
La signora ci
spiega che lei usa solo olio di arachidi perché più stabile (com'è vero! E' quello che ha in minor numero di doppi legami
coniugati!), lo usa per un solo ciclo di cottura e questa deve essere
assolutamente breve, solo pochi secondi.
Perché?
La signora,
giustamente, ci spiega che tutto è già cotto e manca solo lo strato
sottilissimo di uovo sbattuto per il quale 15, 20'' di frittura con
olio bollente sono più che sufficienti.
Ci spiega inoltre che, vista l'alta temperatura dell'olio di frittura, il
brevissimo tempo di cottura è indispensabile al fine di non
modificare il sapore organolettico del ripieno!
Posso garantire che
il risultato è assolutamente straordinario e merita tanta, tanta attenzione.
Mi sorge una
domanda: siccome i produttori di olive ripiene le vendono a peso (kg)
è ovvio che cercano di ottimizzare il processo producendo grosse
olive ripiene più simili a polpette che altro. Forse sarebbe opportuno stabilire un disciplinare che prevede la vendita a “zocca”.
Si insomma a numero anziché a peso, la qualità ne guadagnerebbe di sicuro!
Si insomma a numero anziché a peso, la qualità ne guadagnerebbe di sicuro!
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